Lo Yokoten, anche se meno conosciuto del Kaizen, è una pratica lean essenziale. Mira alla condivisione della conoscenza all’interno di una azienda. Si definisce come un deployment orizzontale che si basa sulla ripresa delle idee emerse dai diversi Kaizen condotti all’interno di tutti i team.
Quale ruolo hanno i manager nella pratica dello Yokoten? Quello di individuare i miglioramenti scaturiti dai vari kaizen condotti in azienda per orientare i loro team verso dei potenziali di miglioramento. Il management interviene come sostegno al successo dei loro team, tenendo alto il challenge sulla loro performance.
L’obiettivo dello Yokoten non è quello di realizzare dei copia-incolla da un team all’altro ma di incoraggiare il gemba, cioè andare a vedere sul campo, sulla postazione di lavoro, ciò che veramente accade. Questa pratica ha lo scopo di far comprendere l’approccio al miglioramento intrapreso da altri, per meglio poterlo adattare al proprio team. Una semplice trasposizione non porta valore; il Lean cerca, innanzitutto, lo sviluppo delle persone. L’idea, per i team, è quella di alimentare le azioni messe in campo, nutrendole con le conoscenze acquisite attraverso la scambio, per migliorarle.
Lo Yokoten si integra nella fase A del ciclo PDCA. Si costruisce sull’apprendimento ma non è assolutamente una semplice applicazione di “buone pratiche”. Toyota considera che un kaizen è completo solamente dopo la realizzazione dello yokoten e quando la conoscenza è effettivamente condivisa. Questo appropriarsi del sapere, in vista di un suo miglioramento, è il cuore dell’azienda giapponese. Perciò, nel 1950, Toyota ha effettuato due missioni negli Stati Uniti per imparare i metodi all’avanguardia nel campo dell’automazione per potersene ispirare. Ne risulteranno i due pilastri Lean: il just in time e l’autonomia che ancora oggi sono alla base del tempio “Toyota” e che sono condivisi e applicati da tutti i dipendenti.
In teoria il principio dello Yokoten sembra facile, ma la sua messa in pratica necessita di molto rigore e di una grande organizzazione, che possa sostenere questa cultura dell’apprendimento.
Articolo originale di Paul Gette
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